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info progetto
Questo lavoro nasce sul ghiacciaio del Perito Moreno, in Argentina, forse l’unico iceberg dell’era Quaternaria, Patrimonio Unesco, che ancora sembra mantenere un proprio equilibrio. È un luogo magico, e anche simbolo del cambiamento climatico: Artide e Antartide sono i termometri della natura. Un work in progress dal Polo Sud al Polo Nord, passando tra i geyser di El Tatio in Cile.
Quando guardiamo le cose sempre dalla stessa visuale abituiamo i nostri occhi e i nostri pensieri alla rassegnazione, non alla riflessione e allo sviluppo della creatività che potrebbe essere necessaria a ciò che osserviamo, anche solo per comprendere meglio ciò che ci circonda. Lo scioglimento del ghiaccio contiene in sé il concetto di calore. Nei miei lavori caldo e freddo camminano contemporaneamente. Grazie agli esperimenti con il cellulare (racchiusi nel lavoro The Beginning), ho percorso un lato del ghiacciaio e fotografato ogni crepa che ho incontrato immaginando il risultato che avrei ottenuto, invertendo l’immagine da positivo a negativo, come mai era stato fatto fino ad oggi. In questo modo ho potuto trasmettere la sensazione di calore: le crepe del ghiacciaio diventano crepe di vulcano, le distese d’acqua diventano terre incandescenti.
Il lavoro è suddiviso in tre serie:
- Cold: le crepe diventano il soggetto principale: lingue e forme di fuoco si susseguono catturando l’occhio e portandolo nel loro interno per poi svelare che non sono ciò che sembrano.
- Geyser: i geyser li associamo ai luoghi freddi, anche se in realtà sono una manifestazione del vulcanismo, a riaffermare che i concetti di caldo e freddo camminano parallelamente.
- Walls: uno sguardo più ampio, ma non troppo, ci svela luoghi non definiti in cui ghiacci infuocati giocano nell’acqua, ma in realtà sono pezzi di ghiaccio alla deriva e in via di scioglimento.
Quando nel 2008 decisi di affrontare la questione ambientale partendo proprio da queste immagini, mi sono posta un problema etico tra analogico e digitale, che stavo utilizzando da poco più di un anno. Con un semplice click semplificavo ore di lavoro di stampa di negativi e internegativi per arrivare ai risultati che cercavo, seguendo le orme di Man Ray. Proprio grazie alla mia esperienza in laboratorio ho potuto valutare un’inversione non come un intervento digitale, bensì come un intervento analogico, semplificato dall’avvento del digitale.
L’accezione negativa dell’inversione cromatica che emerge nelle mie fotografie, contrariamente a quanto rappresentato nella storia della fotografia dove il negativo era il principio positivo del processo, coincide perfettamente con il concetto di cambiamento, non muta lo stato delle cose: l’acqua rimane acqua e il ghiaccio ghiaccio, ma questo modo di rappresentare la realtà rende le immagini non solo attraenti, ma totalmente spiazzanti. La sensazione di calore evoca immagini vulcaniche e ci disorienta, ci confonde, e là dove la fotografia è mistero e magia, scaturiscono inevitabili domande e un desiderio di ricerca e di scoperta di eventuali risposte.
In queste immagini non c’è una soluzione al problema ambientale, ma la relazione tra l’esperienza quotidiana con l’elemento acqua e il concetto del cambiamento attraverso la sua trasformazione, potrebbero attivare nei pensieri dello spettatore un’energia utile all’umanità intera, nella quale ognuno può fare la sua parte.
Mi piace pensare di catturare lo sguardo e la complicità del “fruitore” per portarlo a immaginare un mondo migliore possibile.
premi
2020 - Vincitrice del concorso «Decade of Change» organizzato da 1854 Media, editore del British Journal of Photography
2010 - 1° premio "Terra, acqua, fuoco, aria" (insieme a Shinebergs) Castello di Capalbio (GR)
2009 - Pubblicato nel catalogo del London International Creative Competition (LICC) per il premio Shortlist
2009 - 2° premio al PX3 Prix de la Photographie de Paris People's Choice
2008 - insieme a "The beginning" ha vinto la pubblicazione del libro per il Premio PhotoBook HP Indigo a Milano
2008 - IPA Honorable Mention Category Fine Art/Landscape, Nature/Other e Deeper Perspective
press review
Testo critico di Francesca Pietracci
Testo critico di Laura Turco Liveri