Patrizia Dottori, romana, vive e lavora tra Buenos Aires e Roma, dove ha iniziato a fotografare nel 1986. Portata ad occuparsi di politica e di diritto per formazione, estrazione professionale e culturale, ha sin dall’inizio sviluppato un personale approccio al mezzo fotografico con l’intento di scandagliare una molteplicità di temi, svolti secondo un chiarissimo filo conduttore il cui esito finale si manifesta in una unicità e originalità di sguardo nel coniugare espressione artistica ed impegno politico.
Scattando come un’artista e pensando come una fotografa definisce il suo genere fotografico come “reportage artistico”, una ricerca attraverso significati ed emozioni di realtà non immediatamente riconoscibili. I progetti fotografici finora realizzati affrontano temi ineludibili nello sforzo verso un mondo migliore, dalla condizione femminile alle tematiche ambientali, dalla Storia con l’iniziale maiuscola (come nel monumentale lavoro dedicato a Cuba) alle tante storie individuali che costituiscono il vero obiettivo dell’artista nei suoi innumerevoli viaggi: il reportage è in realtà il risultato della ricerca dell’incontro con l’altro.
Anche nella continua analisi introspettiva, che transita per lo studio della psicanalisi applicata alla creatività, da cui scaturisce una originale produzione del genere autoritratto (PatIsHere) che giunge, in seguito, fino all’esperienza dell’ipnosi (da cui ha tratto il suo ultimo ciclo di lavori Sentidos Revelados), l’artista mostra tutta la sua urgenza di occuparsi del corpo, anzitutto il proprio, ma come approccio propedeutico per dedicarsi al corpo dell’altro, a cui restituisce una presenza che coniuga la bellezza, sempre perseguita con ostinazione, sottoponendo le emozioni e le visioni al suo anelito fotodescrittivo.
La vocazione naturale alla ricerca del significato profondo di eventi e personalità, così evidente nella scelta dei temi affrontati e dei luoghi visitati, ha un’ulteriore conferma anche sul versante delle tecniche adottate, in particolare attraverso il ricorso alla stampa in negativo grazie alla quale l’artista riesce a visualizzare il lato nascosto delle cose, così da arricchirle di significati. Emblematici da questo punto di vista i lavori sulle tematiche ambientali, in particolare il progetto dedicato al ghiacciaio Perito Moreno, in cui la stampa in negativo assume una valenza di monito rispetto al rischio di distruzione del pianeta, come pure i lavori che convergono in Mother&Land. Proprio grazie al dominio delle tecniche di stampa, l’artista ha potuto garantire al suo lavoro continuità artistica e qualitativa nel passaggio dal bianco e nero degli esordi al colore e soprattutto in quello dall’analogico al digitale, mescolando equilibratamente conoscenza ed esperienza.
Laddove l’artista percepisce il pericolo che vengano messi in discussione o a repentaglio i diritti umani, civili, sociali e ambientali, lì nascono i suoi progetti, direttamente dalle fotografie. Ispirata da Magritte per il lato surrealista e metafisico, da Man Ray, per la sperimentazione e la ricerca, da Ansel Adams per il suo rigore e la sua poesia, assegna un ruolo molto importante alla bellezza, perseguita spesso trasformando la realtà in immagini surreali o in forme astratte attraverso uno sguardo critico ed analitico della realtà, che non lascia indietro nulla di ciò che realmente conta dal punto di vista umano e sociale.