info progetto
Penso che l'artista in nessuna società sia libero. Essendo schiacciato dalla normalità e dalla mediocrità di qualsiasi società dove egli vive, l'artista sia una contestazione vivente. Rappresenta sempre l'altro da quell'idea che ogni uomo in ogni società ha di se stesso. Un margine anche minimo, magari non lo si può neanche misurare, di libertà, secondo me, c'è sempre. Non so dirti fino a che punto questa sia libertà o non lo sia. Ma certo, qualcosa sfugge alla logica matematica della cultura di massa, ancora per adesso. Pier Paolo Pasolini (da un’intervista rilasciata a Gideon Bachman nel 1975).
Ero lì, a casa, guardavo la mia Nikon. E lei guardava me. E scattava. Mi fece quasi un migliaio scatti: cosa stava cercando? Cosa stavo cercando? Passai il giorno, la notte e la mattina successiva. La Nikon scattava e io mi rivedevo al computer: non trovavo tracce di sensazioni o emozioni. Cancellavo tutto, ricominciavo di nuovo. Mi inventavo storie per cambiare l’espressione sul mio viso. Ma per cambiare quell’espressione dovevo capire quell’espressione, capire da dove veniva e perché era lì immobile, senza che potessi farci nulla. I miei pensieri sono scivolati nel sentiero dell’esistenza fino a quel momento: in effetti non provavo alcuna emozione e la mia Nikon non poteva che registrare tutto questo. Accadde durante uno stage a Roma con David Harvey. Mi spinse all'autoritratto perché non trovavo immagini forti, nuove. E non era solo colpa del fatto che dovevo fotografare la mia città, e la città tra le più fotografate al mondo. È che non trovavo la spinta emotiva a farlo. Il mio stato d’animo, la scelta della macchina fotografica (digitale e/o analogica?), il significato della mia visione della fotografia contribuivano ad alimentare quello stato agitato di chi, come me, abituato a vivere di passioni, sa che deve scegliere una strada. Una vera e propria crisi che mi ha investito a tutti i livelli, personale, intellettuale, sociale, perché, oltre a essere fotografa, mi sento un’artista. Nasce così un lavoro di ricerca: dentro di me, nella fotografia, nel rinnovamento dell’attuale visione dell’arte. Patishere. Pat è qui. Io sono qui. Entro nell’obiettivo, nel luogo, nello scatto, occupo uno spazio, sono, nel tempo, qui e ora. Mi distacco da me stessa per rivedermi con occhio esterno, da un altro punto di vista. E ritrovarmi. I self-portraits hanno riacceso il mio animo: se posso trovare una visione creativa di me stessa ripartendo dalle emozioni, posso trovare una visione creativa in tutte le altre cose. Così è stato ed è per questo che considero la crisi il vero spirito rivoluzionario della nostra libertà perché, affrontata, porta a un cambiamento attraverso il rinnovamento interiore e la ricerca delle proprie emozioni. Patishere è la riaffermazione dello scatto istintivo, che vede perché sente e si ritrova nell'inquadratura e non inquadra ciò che serve a denunciare il pensiero attraverso uno strumento che può essere, casualmente o per scelta programmata, una macchina fotografica. Artisticamente ho sentito di superare, almeno questa è la mia sensazione, un trend contemporaneo, vicino al minimalismo e all’arte concettuale. Percorrendo una strada vecchia ma nuova. La mia. Patishere.
premi
PX3 Prix de la Photographie 2008 Category People/Self portrait
IPA 2008-2009 Honorable Mention Category People/Self portrait
IPA 2014 Honorable Mention Category Home, place and home, perception
IPA One Shot 2015 Category Home, place and home, perceptionHome, place and home, perception
press review
Testo critico di Francesca Pietracci
press release
2009 Undo.net
2010 Museo Maguncia, Buenos Aires, Argentina